domenica 28 giugno 2009

What makes a good lesson???

In Inghilterra c'è la prassi di osservare e valutare le lezioni. Immagino che in Italia ciò darebbe moltissimi problemi. Primo, la nostra categoria non ama essere osservata e tanto meno valutata. Questo è vero qui come in Italia, ma qui ci sono abituati e lo accettano da molto tempo come parte della professione. Secondo, non credo che in Italia ci siano "criteri pratici" per valutare il successo di una lezione e, se ci sono, immagino che ci saranno anche un centinaio di accademici in Pedagogia e Scienze della Formazione con vedute divergenti su di essi...

Cosa osservano?
Quassù nell'isola delle nebbie (e della piova pesante a fine Giugno, dannazione!) c'è un maggiore sforzo di accordo. Dal dibattito accademico e dalla ricerca pratica sul campo emergono delle "politiche" e delle "strategie" che poi formeranno i criteri su cui la tua lezione viene valutata. Questo fa sì che l'innovazione e la condivisione della "buona pratica" siano assai più rapidi che in Italia. Il "contro" è che la valutazione di una lezione può essere abbastanza rigida e approssimativa. In più l'essere osservato sicuramente aggiunge stress ad un mestiere già di per sè stressante. Tuttavia, se fatta bene, ha anche i suoi vantaggi: ti provoca a riflettere su quello che fai in classe, ad considerare l'impatto di singole attività, strategie comunicative etc. sul singolo e sulla classe, a cercare prove concrete del fatto che i ragazzi stanno imparando qualcosa. A scuola mia (abbastanza esemplare di una media "evaluation form") il punteggio è diviso in:
- Planning. Quando sei osservato formalmente lo sai in anticipo e prepari un piano della lezione di cui darai copia all'osservatore. Un buon planning ha degli obiettivi chiari, una lezione in fasi (almeno tre), attività coerenti con gli obiettivi, strategie per "differenziare" (sottoporre un livello di lavoro adeguato sia ai più abili che ai meno abili) e per "includere" (coinvolgere nella lezione ogni ragazzo, qualunque sia il suo background familiare, etnico, i suoi atteggiamenti, eventuali problemi fisici o psichici etc.) Ultimamente io sono riuscito a prendere "outstanding" (eccezionale!!)in questo punto perchè nel "lesson plan" avevo citato per nome parecchi dei ragazzi, riferendo i loro problemi e il modo in cui intendevo fronteggiarli.
- Teaching. Cosa hai fatto di fronte ai ragazzi e come lo hai fatto? Qui l'osservatore cerca varietà di stili (stimoli visivi, auditivi, movimento e tatto, parti frontali, lavoro di gruppo, etc.), chiarezza nell'esporre concetti, organizzazione e sicurezza nel guidare le attività (vuoi parlare per un ora? la scuola Inglese NON fa per te...), uso intelligente delle domande... la lista potrebbe allunguarsi a dismisura. Diciamo che, anche se non è possibile dimostrare sempre tutto al massimo livello, se hai abbastanza passione non è difficile mettere insieme una lezione che sia un buono "spot" delle tue capacità di insegnare.
- Resources. Questo è il modo in cui usi quello che c'è in classe a parte te medesimo: materiali di laboratorio, risorse multimediali (c'è una lavagna digitale interattiva connessa ad internet in ogni classe: guai a te se non la usi!!) e naturalmente altri adulti presenti. A me è servito molto il fatto di essere costretto ad avere un incontro preliminare e un piano concordato con gli assistenti di classe (tipo i nostri insegnanti di sostegno) e di iniziare una collaborazione esplicita con loro.
- Progress. Qui si valuta se i ragazzi fanno dei progressi e se (nei limiti del possibile) ognuno fa progressi adeguati alle sue possibilità. La cosa che può sembrare stupida o stucchevole è che l'osservatore cercherà "prove" che questo avvenga nelle attività che i ragazzi svolgono, nelle risposte che danno all'inizio e alla fine della lezione, etc.
- Assessment for learning Sei in grado di valutare il livello di ogni ragazzo durante questa lezione? Comunichi al ragazzo questo livello in un modo che gli sia utile? La cosa in sè è estremamente utile come esercizio. Purtroppo nella mia scuola vogliono che io faccia continuo riferimento ai "voti" (o meglio, i "livelli" come li chiamano qui) e ai criteri per ottenerli, e io sono sempre stato ostile ai numeri come strumento spicciolo di valutazione (strano per un prof. ma vero). Comunque l'idea di valutazione formativa è decisamente interessate, quella magari per un altro post.
- Behaviour for learning. Questa è la cosa che mi ha dato più problemi: l'osservatore guarda il comportamento dei ragazzi e valuta quanto esso facilita o ostacola il loro imparare. L'osservatore guarda il tuo modo di gestire i ragazzi e l'impatto che questo ha sul loro atteggiamento, comportamento, relazione con te e fra di loro etc. etc. etc.

Questi criteri, e l'idea stessa che si possa valutare una lezione, sono aperti per commenti. Io stesso non ho una posizione molto netta in proposito. Sicuramente essere osservato mi è stato molto molto utile ed è stato utile a persone che conosco. Altrettanto indubbia è la pressione a cui si può essere sottoposti (soprattutto se si è in prova) e l'opinabilità dei criteri. Poi, ho anche visto esempi di stupida "applicazione" dei criteri: il prof. bravo e preparato sta facendo un ottima lezione, un ragazzo estremamente str.... (massì, proprio perchè vogliamo bene ai marmocchi, sappiamo quanto alcuni possano esserlo!) si alza, lo manda a cagare e se ne va, la signora Ispettora di Sua Maestà gli dà "sufficiente" per via di questo episodio (esattamente ciò che il ragazzo idiota voleva!)

C'è una (fra le tante) grossa contraddizione nel nostro mestiere: noi dobbiamo valutare i ragazzi (e secondo me dobbiamo anche essere valutati noi stessi, in qualche modo) ma i criteri di questa valutazione sono per forza provvisori e suscettibili di aggiornamento. Di cosa ha bisogno questo ragazzo per realizzarsi come persona, per esprimere il proprio valore nel mondo di oggi? E, di conseguenza, qual è il modo migliore di dargli ciò di cui ha bisogno? In che modo possiamo darlo a tutti i ragazzi che sono in classe?
Non c'è risposta certa. Il fatto è che, mi sembra, in Italia questa incertezza diventa una scusa per non essere valutati in nessun modo (Chi è lei che mi vuole valutare? Lo sa che non è possibile valutare quello che faccio? Lo sa che i risultati si vedranno fra una generazione o due? E allora che ci fa ancora lì???) Con tutta l'incertezza, qualche paletto si potrebbe anche fissare. Tipo: se il prof. sta leggendo il giornale tutto il tempo, o parla ignorando se la classe capisce o no, magari non è una buona lezione. Se i ragazzi stanno tutti guardando lui, fanno domande etc. magari è una buona lezione.

Valutazione a parte, la cosa che sicuramente salverei e "importerei" è l'osservare ed essere osservati (anche e soprattutto fra "pari grado"). Questo in Inghilterra è buona pratica anche al di là delle osservazioni formali "con voto". Andare a vedere (o accogliere in classe) colleghi di materie del tutto diverse come musica o teatro e discutere insieme su cosa "funziona" meglio o peggio e confrontare i nostri punti di vista è un'esperienza impagabile che mi mancherà se e quando rientro in patria.

8 commenti:

Teresa ha detto...

Anche io sono ostile alle valutazioni numeriche.Ho trovato questo post in proposito:

http://leonardo.blogspot.com/2009/06/i-want-your-sex.html

il blog è davvero interessante e scritto bene. E' scritto da un giovane insegnante di lettere molto in gamba (precario, of course).

TeachToFly ha detto...

In realtà la mia ostilità al numero potrebbe essere un limite mio... Quassù usano i numeri meglio, devo dire: descrivono in modo chiaro, a livello nazionale, il significato di qualsiasi numero in qualsiasi materia. E in più non esistono numeri "sufficienti" o "insufficienti" fino a 14 anni: sei bravo se ti muovi allo step successivo, qualunque sia il tuo punto di partenza.
Più che con i numeri in sè me la prendo con il citarli sempre al ragazzo: rischi di inchiodarlo al numero e di non farlo riflettere sulla sostanza.
P.S.: Grazie per la segnalazione, quello di Leonardo è un gran bel blog.

Fedora ha detto...

Quanto può essere stressante insegnare e allo stesso tempo pensare se si stanno o meno rispettando tutti i criteri per cui si viene valutati? Dimmi che nella pratica è meno difficile di quanto si possa pensare in teoria...

Una domanda: dunque in Albione non è previsto che un insegnante faccia notare al suo alunno che un dato comportamento è sbagliato? Si preferisce la formalità di un "report" scritto ad un sano rimprovero?

TeachToFly ha detto...

Può essere molto stressante, ma se chi ti osserva non è "punitivo" e i criteri sono ragionevoli (e non troppo rigidi) è anche molto utile. Tieni conto che si viene osservati tanto quando si è in corso di abilitazione (tirocinio o altre forme di training "in servizio") e quando si è in prova. Poi uno se la cava con una volta o due all'anno (più tutte le volte che ti fanno un colloquio per un posto in un'altra scuola, o una promozione).

Sul comportamento non mi sembrava di aver scritto. Comunque chiaramente si riprende verbalmente il ragazzo (come da senso comune) e si cerca di tenerlo impegnato in qualcosa di positivo. Se il comportamento continua lo si punisce, spesso con la "detention" (obbligo di restare a scuola oltre l'orario) o con "community service" (sparecchiare in mensa, etc.) In molte scuole questa punizione è accompagnata da un report che va a casa, descrivendo nei dettagli il comportamento del fanciullo. La mia scuola incoraggia anche a telefonare a casa, sia per fatti negativi che positivi. Magari prossimamente mando un post su questi aspetti di "behaviour management", come dicono qui.

Fedora ha detto...

Mi riferivo al "ragazzo estremamente str...." che si alza e va via poco gentilmente salutando.
Grazie, aspetto l'approfondimento sul behaviour management.

In bocca al lupo!

TeachToFly ha detto...

Logicamente il rimprovero è usato a tutte le latitudini. Però se il marmocchio ti gira le spalle e se ne va, e ti stanno pure osservando, magari si rimanda il rimprovero a più tardi.

La cosa brutta, per me, è che la signora occhialuta valuta "peggio" la lezione per via del comportamento del ragazzo. Questo è esattamente quello che il ragazzo voleva: significa dargli un potere (indebito! io sono per condividere il potere, ma non così!) sul suo insegnante.
Il fatto che le scuole abbiano tutte "rete interna" ti da modo di sguinzagliare gente appresso al fuggitivo in tempo reale. Traduco la mail di pochi giorni fa: "J.L. è uscito dalla mia classe pochi minuti fa e prima che potessi acciuffarlo è scomparso in direzione imprecisata. Apprezzerei molto il suo ritorno fra i banchi. Grazie! John"

Teresa ha detto...

Ciao, guarda che articolo è venuto fuori:

http://www.libero-news.it/articles/view/560395

Mi piacerebbe sapere il tuo punto di vista.

PS: finito l'anno scolastico in UK? Buone vacanze!

TeachToFly ha detto...

Finalmente ho avuto modo di gaurdare l'articolo... Mi conferma nell'opinione (non lusinghiera) che ho di Libero. Ci sono una serie di approssimazioni molto gravi e soprattutto si omette un piccolo particolare: le competenze di base degli studenti Inglesi saranno sì inferiori a quelle degli Olandesi ma sono comunque superiori a quelle degli Italiani secondo tutti gli ultimi rapporti OCSE PISA. Dunque, a che serve fare le pulci agli Inglesi? Noi facciamo studiare i nostri aspiranti prof. 3-4 anni di più, li sottoponiamo alla gogna del precariato e riusciamo COMUNQUE a fare peggio di una nazione che ti mette in cattedra a 23 anni dopo 3 di università e uno di abilitazione...
NB: Il "think tank" Politeia è assolutamente schierato in modo ostile all'attuale governo Inglese.

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