giovedì 24 settembre 2009

La precarietà dell'esistenza

Vista da quassù, l'Italia mi sembra sempre più irreale... Anche tenuto conto che, assolutamente, "qui non è il paradiso". Segnalo, off-topic ma non troppo visto che sempre di scuola si tratta, un concorso per Statistico bandito del Ministero dell'Istruzione, di cui so perchè un mio congiunto si trova fra i fortunati vincitori...
Il concorso si è tenuto, la graduatoria è stata fatta, sono state mandate lettere in cui si diceva di essere liberi da altro rapporto di lavoro per la data X (leggi: licenziatevi!), dopodichè in seguito a un qualche decreto legge Tremonti la cosa è stata bloccata per qualche mese (o qualche anno?). Chi si era licenziato, di cosa campa nel frattempo?
La faccenda mi fa pensare a un'intera generazione (fra cui tanti che mi scrivono per indicazioni su come tentare la fortuna in UK) che è stata costretta all'adolescenza a vita, a casa con mamma e papà fino a 40 anni perchè tanto sei giovane, mese più mese meno, un po' di gavetta se la fanno tutti, che vuoi che sia. Una carovana biblica di giovani (giovani???? a 35 anni??????) confinati nella sala d'aspetto della vita adulta fin quando non farà comodo agli altri, a chi "sta già dentro", a chi deve distribuire un favore e comprarsi un po' di consenso, a chi deve fare un altro po' di carriera a prescindere da qualunque merito o titolo.
E fra loro ci siamo noi, logicamente (cioè, escludendo me stesso finchè mi rassegno alla vita dell'emigrante e non cerco di rientrare in patria), gente che ha insegnato per mesi, anni, decenni senza poter costruire un progetto educativo, professionale, esistenziale. Sempre in anticamera, aspetta che tanto sei ggiovane. Dovrebbe essere un complimento (io ancora sono contento quando mi danno meno degli anni che ho), è diventato una specie di insulto, o una forma di benevolo razzismo (vabbè, ma tu sei ancora giovane, che pretendi...)
Su questo tema, sperando di produrre più riflessione e consapevolezza che depressione, ho chiesto al mio anziano genitore di scrivermi una storia del precariato nella scuola Italiana. Dopo qualche giorno mi ha detto che un solo post non gli basta, e quindi mi farà avere più puntate. Sarà che le persone anziane tendono ad essere logorroiche, sarà che lui - ahimè - per una vita ha lavorato per il nemico (il Ministero) e quindi ne ha parecchie da raccontare. Posteremo questi interventi nei prossimi giorni. Insieme, riprenderò anch'io a raccontare come vanno le cose quassù, somiglianze e differenze con la scuola Italiana, etc.
Nel frattempo, buon anno scolastico a tutti! Congratulazioni a chi già sa che lavorerà, in bocca al lupo e tutta la nostra solidarietà (per quello che vale) a chi è ancora in attesa.
E per chi ha bisogno di consigli per lavorare all'estero, non esitate a scrivermi: non disturbate mai.

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