giovedì 22 ottobre 2009

Precariato III - Precari for ever and ever?

Le novità di fine settembre. Siamo a metà ottobre. Improvvisamente, come accade di questi tempi, l’aria è rinfrescata di colpo. O forse sono le vecchie ossa che la percepiscono subito. Non è più tempo di stare all’aria aperta. Per un vecchio signore è meglio qualcosa di caldo al bar. I precari? Cortei non se ne sentono più... Il Ministro, va detto, pur tra tanti impegni, ha pensato anche a loro. Ha emanato un apposito decreto legge (n. 134 del 25 settembre) “Disposizioni urgenti al fine di garantire la continuità e la qualità del servizio scolastico ed educativo per l’anno scolastico 2009 – 2010”.

Forse le provvidenze disposte dal ministro non erano ancora a conoscenza o apprezzate nel giusto merito dai dimostranti del 3. Sarebbe interessante avere qualche commento sui risultati. Di che si tratta? Ecco qua. ….. in deroga alla legge 124 del 1999” concede ai precari che lo scorso anno hanno avuto un contratto a tempo determinato di durata annuale o fino al termine delle attività didattiche e rimasti ora “a spasso” per carenza di posti disponibili avranno la precedenza assoluta nelle graduatorie di circolo e di istituto. Beninteso, è tassativamente e espressamente esclusa la trasformazione in lavoro a tempo indeterminato o la maturazione di anzianità utile a progressioni economiche. Un’altra opportunità per le autorità scolastiche: possono attivare in collaborazione con le regioni progetti di tre mesi prorogabili a otto a favore prioritariamente a favore dei lavoratori di cui sopra che percepiscano l’indennità di disoccupazione. Sempre che le regioni mettano a disposizione le risorse finanziarie. Una variante di precariato sovvenzionato dal territorio.

Dal precariato alle graduatorie. Riprendiamo il filo. A ben vedere una quota di precari , o, come si dice “nel buon tempo antico”, non di ruolo, è presente da sempre nella scuola italiana. I posti di ruolo sono assegnati con il contagocce, i docenti fanno un periodo iniziale non di ruolo; un concorso dopo l’altro, prima o poi in ruolo si entra. Alla prima occasione i più preparati, gli altri a seguire. Il sistema è generalmente accettato. C’è chi, senza alcun demerito, entra in ruolo dopo anni. Per i pochi che non entrano in ruolo, niente paura. La progressiva anzianità garantisce comunque l’incarico per l’anno successivo. Per i meccanismi stessi di assunzione residua regolarmente una certa disponibilità. I concorsi vengono banditi ogni biennio, puntualmente per la scuola elementare a livello provinciale, ma con sostanziale regolarità anche per le secondarie a livello nazionale. Per queste ultime ogni anno si aprono ai neolaureati le sessioni di esami di abilitazione. Il sistema è funzionale ad una scuola di limitate dimensioni e con ritmi regolari di incrementi e di turn over. Il personale precario si mantiene in dimensioni limitate e comunque in progressivo fisiologico assorbimento. Il buon tempo antico passa. Arrivavano i tempi moderni. Le dimensioni si dilatano, i tempi operativi non si contraggono, anzi si dilatano a loro volta, il sistema non regge. È difficile tenere in uno stato di precarietà permanente un numero così elevato di persone. Il fenomeno assume dimensioni tali da renderne incontenibile la pressione. Che si fa? Si mettono in fila i precari presenti in una graduatoria da “esaurire” con la progressiva assunzione in pianta stabile. Unico criterio di selezione, gli anni passati in cattedra. In breve arriva la prima “graduatoria ad esaurimento”. Guardiamo la successione di date. 1962: legge sulla scuola media unica e conseguente espansione scolastica. 1965 (legge n. 336): graduatorie ad esaurimento. Il bis l’anno successivo (legge n. 603). È un criterio di selezione valido? E’ lecito dubitarne.

Si scorrono le graduatorie. Il concorso in soffitta? In effetti al principio lo scorrimento delle graduatorie come sistema di selezione è percepito come un periodo transitorio, di emergenza, da “esaurire” in breve, con il ritorno ad un sistema istituzionale. Di fatto, procedure concorsuali sono state bandite ed espletate senza però mai riuscire a divenire un elemento strutturale e sistematico di selezione, nonostante la normativa le consideri tuttora tali. Ciò in parallelo con le diverse leggi di “contenimento” e “assorbimento” del precariato. In concreto, ciò che doveva essere la norma di fatto è contingente; ciò che doveva essere contingente è di fatto la norma. La riprova? L’ultimo concorso si è svolto nel 1998.

Il precariato si autoalimenta. La situazione ha continuato a riprodursi negli anni anche quando la popolazione scolastica si è venuta progressivamente a contrarre per il calo della natalità e nonostante le successive leggi, tutte dirette a superare il fenomeno. È proprio vero che nel nostro paese non c’è niente di più definitivo del provvisorio, come sosteneva un vecchio uomo politico che la sapeva lunga. Due prime conclusioni si possono trarre, sia pure provvisoriamente. Il precariato è un dato di fatto da quasi mezzo secolo. Pare difficile attribuirne la responsabilità a specifici orientamenti politici, culturali, di costume. Se responsabilità politiche vi sono, sembrerebbe equo ripartirle fra i vari governi succedutisi nel tempo e altri soggetti, gruppi di pressione, sindacati…. Nel frattempo, stando ai fatti, si continuerebbero ad assumere precari riproducendo le inevitabili aspettative. Si potrebbero delineare alcuni motivi ricorrenti nella successione di norme e progetti. Sistemi di selezione inadeguati alle esigenze funzionali; una rigidità nel sistema che non consente, ad esempio, di assicurare le sostituzioni per periodi limitati senza creare ulteriori aspettative; la convinzione “illuministica” di una riforma di immediata operatività senza una accurata e credibile transizione. Una scorsa alla successione normativa è illuminante…. La serie storica abbozzata può essere di aiuto. Qualche ricordo personale… sarà per un’altra volta, se ci sarà. L’aria è rinfrescata, è proprio il caso di rientrare. Forse un sintetico parallelo tra norme e risultati aiuterebbe a spiegare….. Forse ci si tornerà, forse….

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